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Big Quit: che cos’è e cosa sta succedendo in Italia

Boom di dimissioni volontarie in Italia. Nel 2021 777.000 persone hanno lasciato il posto di lavoro.

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Il fenomeno denominato “Big Quit” o “Great Resignation” è nato Oltreoceano come un'ondata senza precedenti storici di lavoratori e lavoratrici che, con un contratto e uno stipendio, decidono di lasciare il lavoro, spesso per fare un salto nel vuoto. Secondo uno studio di McKinsey che ha coinvolto quasi 6mila persone in età lavorativa di Australia, Canada, Singapore, Regno Unito e Stati Uniti, il 36% di chi si è licenziato non aveva ancora in mano un nuovo lavoro. Il sistema valoriale che per anni ha guidato le scelte lavorative di Baby Boomers e Generazione X è entrato in crisi a partire da un nuovo paradigma che mette al primo posto la salvaguardia della qualità della vita.

Questo dibattito è arrivato anche in Italia, dove già da qualche mese si parla di Big Quit, anche se con numeri ridotti, collegato al mondo del lavoro e in particolare alla pandemia come evento scatenante, che in molti casi può aver portato a maturazione riflessioni e desideri di cambiare vita. Non ci sono ancora dati in Italia che indaghino una correlazione fra abbandono del posto fisso e cambio vita, ma sicuramente esistono già moltissime storie che evidenziano un malessere diffuso che persiste nel mondo del lavoro tradizionale e che fa emergere il desiderio di lavorare per vivere e non il contrario. Nei primi dieci mesi del 2021, 777.000 persone hanno lasciato volontariamente il posto di lavoro, 40.000 in più rispetto agli stessi mesi del 2020. Fra questi ultimi, il 90% (e cioè 36.000) sono lavoratori occupati nell’industria, prevalentemente nel Nord Italia.

Secondo l’AIDP (Associazione Italiana Direzione Personale) le dimissioni volontarie riguardano al 70% i giovani fra i 26 e i 35 anni, seguiti subito dopo dalla fascia 36-45. Secondo l’AIDP, questo boom di dimissioni è collegato però non soltanto alle scelte individuali dei singoli, ma anche a una ripresa del mercato del lavoro e alla ricerca di condizioni economiche più favorevoli in altre aziende. Questo dimostra che rispetto alle generazioni precedenti, i Millennials potrebbero aver cambiato parametri di misura: il lavoro non sarebbe più la realizzazione principale nella vita, ma uno degli elementi che contribuisce a mantenerne l’equilibrio. Va specificato però che se da un lato è vero che 777.000 persone hanno abbandonato il posto di lavoro, dall’altro va anche detto che in molti casi si è trattato soltanto di un cambio di impiego. Stride il contrasto con il Meridione: Campania, Puglia, Sicilia e Calabria hanno il tasso di disoccupazione tra i più alti d’Europa e questo riguarda anche le fasce di età più giovani. Due facce diverse di uno stesso Paese.