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La Candidate Experience in un mondo in continua evoluzione

Dalla candidatura all’onboarding: i fattori da considerare per migliorare l’esperienza di assunzione.

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Il processo di selezione non è solo un’opportunità per i datori di lavoro di scegliere futuri dipendenti ma è anche un’opportunità per i candidati di scegliere il loro futuro datore di lavoro. Nel linguaggio HR, questo processo, prende il nome di “Candidate Experience”. Con tale concetto si fa riferimento al modo in cui la persona che si candida a una posizione lavorativa vive il percorso di selezione, che inizia dal momento in cui viene a conoscenza dell’azienda fino all’eventuale assunzione e all’onboarding. La Candidate Experience inizia dunque a prendere forma nel momento in cui si comincia a cercare l’azienda che meglio si adatta alle proprie aspirazioni. Cercare informazioni online e offline per farsi un’opinione sulla realtà a cui si sta inviando il curriculum è una pratica comune a tutti. La cura del processo di Candidate Experience deve iniziare già a questo livello.

In un mondo del lavoro in continua evoluzione cambiano le aziende e cambiano le persone e le loro aspettative. Oggi i Millennial e la Generazione Z costituiscono una parte sempre più consistente della forza lavoro. Questo significa che, già da oggi, le aziende devono adeguare la Candidate Experience alle rinnovate esigenze attuali. Le organizzazioni devono essere presenti e attrattive sui social network, sulle piattaforme di job search, attraverso il proprio sito ufficiale, e devono curare la propria reputazione anche attraverso ciò che viene detto dal personale e da tutti gli stakeholder.

Secondo un rapporto di CareerPlug del 2021 che esamina come l’esperienza del candidato influenzi il reclutamento e l’assunzione, il 75% delle persone, che ora lavorano in aziende dove hanno avuto un’esperienza positiva, ha detto che il processo di assunzione ha influenzato la loro decisione di accettare l’offerta di lavoro. Allo stesso tempo, almeno il 50% ha rifiutato un’offerta di lavoro a causa di una Candidate Experience negativa. Un valido e imprescindibile alleato per migliorare la Candidate Experience è la tecnologia, nelle sue ultime applicazioni digitali, come l’intelligenza artificiale e il gaming.

In fase di candidatura è sempre più importante offrire un percorso chiaro e veloce. Secondo il rapporto di CareerPlug almeno il 66% di chi cerca lavoro abbandona il processo di candidatura se pensa che sia troppo lungo o complicato. Sarà inoltre meglio non far passare troppo tempo per fornire un primo riscontro, anche se negativo, e poi i successivi. Inoltre un piano di inserimento efficace è importante per non vanificare gli sforzi fatti durante le fasi precedenti e per assicurarsi che la new entry ritrovi effettivamente il contesto che si era immaginato, dopo aver reperito informazioni sull’azienda e aver svolto il colloquio. Sempre più aziende per migliorare la Candidate Experience si stanno facendo promotrici dell’iniziativa che permette ai candidati di passare un giorno in azienda prima di accettare l’offerta di lavoro. Questa possibilità si inserisce nella tendenza principale che caratterizza oggi la Candidate Experience: ci si sceglie in due. Per le nuove generazioni, inoltre, avere un adeguato spazio per la vita privata è più importante di uno stipendio alto. Se guardiamo anche alle altre priorità della forza lavoro di oggi, capiamo bene che un’azienda non può approcciarsi nello stesso modo di qualche anno fa. Questo si evince anche dal fenomeno del Great Resignation, che descrive la tendenza delle persone a dimettersi e cambiare percorso professionale, in cerca di un impiego che meglio si adatti ai propri valori e alle proprie aspirazioni. È chiaro quindi che, visto l’andamento del 2021, il 2022 deve essere per l’HR l’anno dell’attraction ma anche della retention, cercando quindi di pensare tanto a come attrarre nuovi talenti, quanto a come trattenerli nell’organizzazione, andando incontro alle loro esigenze di benessere che assumono oggi maggiore rilevanza.