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Employability: che cos’è l’occupabilità

Le profonde trasformazioni all'interno del mercato del lavoro determinate dalla globalizzazione e dall'innovazione tecnologica e digitale, hanno accentuato la disoccupazione di lungo periodo e, in particolare, l'inserimento e reinserimento nel mondo del lavoro.

occupabilità

Oggi si parla sempre più spesso di Employability, un termine di origine inglese, traducibile in italiano come “impiegabilità, spendibilità sul mercato, idoneità a ricoprire un ruolo”.

L’employability è un lungo cammino che inizia prima dell’entrata nel mondo del lavoro. Secondo una definizione di Sumantra Ghoshal, famoso studioso ed esperto di management a livello internazionale, è la capacità per:

  • i giovani, di assicurarsi l’ingresso nel mondo del lavoro grazie a conoscenze e competenze garantite dalla qualità del sistema formativo;
  • chi ha un lavoro, di mantenerlo nel tempo, rendendo possibile un passaggio da un ruolo a un altro nella stessa organizzazione, soddisfacendo i requisiti richiesti per ricoprirlo;
  • chi si deve ricollocare, a seguito di un’interruzione più o meno volontaria della propria esperienza, di trovare rapidamente un lavoro grazie al livello di spendibilità delle proprie competenze.

Essere occupabili implica:

  • essere adattabili, pronti a provare nuovi compiti e a sperimentarsi in nuove situazioni
  • essere aperti al cambiamento e tolleranti nei confronti del rischio e dell’incertezza
  • essere resilienti di fronte alle difficoltà quali fasi di disoccupazione, delusioni o fallimenti
  • essere convinti del proprio valore professionale attuale e potenziale
  • essere attivi nel procurarsi opportunità di lavoro, di crescita e di apprendimento.

In poche parole, una caratteristica fondamentale dell’occupabilità è la capacità di cogliere le occasioni che si presentano. Davanti a questo scenario esistono alcuni elementi già codificati che ostacolano la costruzione dell’employability individuale e di cui tenere conto per la costruzione del proprio profilo. Prima di tutto l’assestarsi in una posizione di comodo. Lo scrittore statunitense Neale Donald Walsch ha detto che la vita inizia alla fine della propria zona di comfort; quest’area deve essere abbandonata a favore della propensione al rischio, a favore della predisposizione a imparare e ad accogliere i nuovi paradigmi tecnologici. Secondo, l’accontentarsi di stare in una gabbia dorata: partire da condizioni economiche privilegiate, aver lavorato in aziende solide e in periodi fiorenti impigriscono le persone (abbassano l’employability). Terzo, gli errori e l’ostinazione nel perseguirli.

L’insieme delle qualifiche, delle abilità tecniche e delle esperienze, definiscono solo parzialmente l’employability (o grado d’impiegabilità) di un lavoratore. Una risorsa, ad esempio, potrebbe disporre di una formazione acquisita nelle migliori scuole e Università italiane ed estere, ma allo stesso tempo mostrare carenze quali:

  • mancanza di empatia
  • scarsa resilienza
  • bassa motivazione
  • incapacità di lavorare sotto pressione.

Dopo una battuta d’arresto, come quella della pandemia o la perdita del lavoro, le occasioni per trovare un nuovo equilibrio personale e lavorativo sono molte più di quante si pensi. Il punto sta nell’affrontare la ripartenza con ritrovata consapevolezza, entusiasmo, fiducia in sé stessi e un mindset aperto al cambiamento e all’esplorazione anche di strade nuove. Cercare qualcuno che ci supporti e ci aiuti in questo percorso di consapevolezza è fondamentale per conoscere i nostri punti di forza e di debolezza e trasformarli in opportunità per la spendibilità nel mercato del lavoro.

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